Tessuti antivirali

Arrivano i tessuti antivirali: una nuova sfida per il tessile

Lo svilupparsi della pandemia nel mondo, sebbene annunciata, ha colto tutti di sorpresa ed ha cambiato le nostre prospettive ed esigenze di acquisto. Le nuove necessità si sono trasformate rapidamente in opportunità e nuovi progetti, soprattutto in Italia dove creatività e innovazione vanno a braccetto.

Con la riapertura dei negozi si è creata l’esigenza di sanificare i vestiti dopo che sono stati provati per incoraggiare i consumatori allo shopping.

Il guardaroba post pandemia non cambia solo l’estetica che diventa più semplice e confortevole, priva di inutili eccentricità. La vera rivoluzione sarà sui contenuti ovvero i materiali utilizzati per la produzione dei capi.

È chiaro che una tecnologia testata anti Covid-19 non esiste, tuttavia molti brand e aziende hanno incrementato la ricerca e sperimentazione di prodotti con filati antibatterici o con finissaggi che facciano da schermo a virus e a batteri e che naturalmente possano resistere a numerosi lavaggi.

Sperimentazione e innovazione avvengono nel comparto delle fibre e dei tessuti, a monte della filiera, dove le aziende stanno investendo da tempo, realizzando tessuti “smart” con nuove tecnologie o trattamenti particolari per conferire ai tessuti proprietà antibatteriche e antivirali.

In particolare la ricerca si sta concentrando sui tessuti utilizzati in primis per soddisfare le esigenze del personale medico e produrre quindi capi di abbigliamento, non solo di lavoro, finalizzati a garantire condizioni di salute e sicurezza a chi li indossa.

La particolarità è data dalla scelta del materiale: unicamente Polipropilene. I tessuti che vengono realizzati sono il twill, gabardine, jersey e il piquet. Il materiale non permette la colonizzazione batterica e diminuisce la possibilità di trasferimento dei virus, non assorbe lo sporco che rimane in superficie e viene eliminato facilmente.

Questi tessuti possono essere lavati fino a 200 volte e asciugano rapidamente.

Perché il polipropilene? È stato scoperto da un italiano premio Nobel Giulio Natta. È un derivato del petrolio che grazie alle sue caratteristiche fisico-chimiche e quindi alle sue modalità di produzione ha un impatto ambientale minore rispetto ad altre fibre sintetiche ed ha un alto grado di riciclabilità.

È una fibra estremamente leggera, indeformabile, termoisolante ed idrorepellente. È tuttavia utilizzato in mischia con altre fibre per le sue proprietà ipoallergeniche.

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